Fidejussioni per rimborso anticipato dell’IVA, aumentano i rischi e scendono i costi: c’è qualcosa che non va!

Nel nostro ordinamento è contemplata la possibilità di ottenere il rimborso anticipato dell’IVA a credito. Per avere il rimborso, sono previste delle regole in ordine alla prestazione delle garanzie:

  •  quando il rimborso è di importo inferiore ad euro 30mila (prima della modifica del DL 193/2016 l’importo era 15mila), non va prestata alcuna garanzia. In tal caso, però, è necessario il visto di conformità e la dichiarazione sostitutiva per la conferma di requisiti patrimoniali del cliente (cfr. Circ. 32/E del 2014)
  • è obbligatoria per i rimborsi superiori a 30mila euro solo nelle ipotesi di situazioni di rischio, ossia:
    1. per i contribuenti che esercitano attività di impresa da meno di due anni, a esclusione delle start up innovative,
    2. per quelli che presentano la dichiarazione o l’istanza priva del visto di conformità o della sottoscrizione alternativa (o non presentano la dichiarazione sostitutiva),
    3. per quelli che richiedono il rimborso dell’eccedenza detraibile risultante all’atto della cessazione dell’attività,
    4. per i contribuenti considerati più “a rischio”, cioè quelli che nei due anni precedenti la richiesta di rimborso, hanno ricevuto avvisi di accertamento o di rettifica, che evidenziano significativi scostamenti tra quanto accertato e quanto dichiarato.

E’ evidente che le garanzie sono richieste solo per quei casi/aziende con maggiore rischio. Ma cosa si garantisce nella sostanza? La fidejussione per il rimborso dell’IVA garantisce la esistenza del credito stesso, per cui al netto dell’analisi dei soliti aspetti relativi al cliente e di alcuni aspetti relativi all'IVA (es. frequenza rimborsi, tipo attività, genesi credito, ecc), il garante certifica (rectius, garantisce), la esistenza del credito: si tratta di una vera e propria dichiarazione di fede visto che, il garante, non può certo sincerarsi che le fatture che hanno generato quella eccedenza siano reali, oppure che non esistano simulazioni, oppure che non esistano triangolazioni vietate, ecc. Messa in questi termini, questa tipo di garanzia non è certa tra le meno rischiose. Ed allora, come mai negli ultimi anni si è assistiti ad un crollo della sua tassazione? Il motivo è semplice: si è partiti con la riduzione delle tassazioni alle aziende clienti e da lì si è applicata la medesima regola anche ai nuovi affari, dimenticandosi che questi ultimi sono geneticamente situazioni critiche.

Le fidejussioni per il rimborso IVA hanno visto un costo decrescente negli ultimi anni. Siamosono tassate dalle compagnie di assicurazioni a “costi di servizio” sia dalle generaliste che dalle specializzate, ma a questo punto vale la pena continuare questo business? Ovviamente, NO. Motivo principale per cui non vale la pena è che presso le compagnie arrivano solo rimborsi IVA fisiologicamente rischiosi perché deselezionati già a monte dal legislatore; altro motivo è che quando questi soggetti chiedono il rimborso, “scatenano” una verifica automatica che, in una buona parte di casi genera discussione sulla quantità e sulla qualità del credito IVA. Non da ultimo, tutti i rimborsi IVA di fatto garantiscono la legittimità e la “verità” del credito IVA. Quest’ultimo aspetto da solo spaventerebbe qualsiasi assicuratore che si rispetti. Ma allora perché il mercato continua a stariffare su questi rischi? Visto che il garante fa un vero e proprio atto di fede per questi clienti che, in una buona parte di casi, non spenderà in altre cauzioni, perché si continua ad applicare i costi ante riforma del 2016?