La quotazione della cauzione: ma come si fissa il prezzo?
La quotazione di una fidejussione è qualcosa di relativamente articolato. L’attuale momento storico del mercato cauzioni conferma la difficoltà di avere un’idea più o meno definita delle “tariffe” praticate dalle compagnie sul ramo cauzioni: le quotazioni sono sempre più soggettive ed è difficile parlare di tariffa.
Allora, qual è il modo con cui si quota una polizza fidejussoria?
Ai fini della determinazione del costo della maggioranza delle fidejussioni assicurative, incidono sia elementi soggettivi (fattezze economico-finanziarie del cliente, expertise, coobbligazioni, ecc.), sia elementi oggettivi (tipo di obbligazione da garantire, testo della fidejussione, principali deroghe, ecc.): la commistione delle valutazioni di questi elementi, determina il costo finale della fidejussione, che, inevitabilmente, diventa una quotazione personalizzata a discapito di qualsiasi relazione tariffaria. Infatti, se guardiamo l’ultima tariffa diffusa dall’ANIA (non è quella ritratta in foto), è evidente che le tassazioni facevano riferimento al tipo di prodotto oggetto di quotazione e non tenevano conto delle altre variabili di rischio (deroghe, fattezze del cliente, tipo di obbligazione, ecc). Questo sistema è stato abbandonato nel tempo perché correva il rischio di quotare allo stesso modo rischi analoghi per clienti differenti e questa cosa non sarebbe stata corretta per tanti aspetti.
Ma, allora, una tariffa cauzioni non esiste?
Diciamo che esiste un sistema basilare che, non azzarderei a definire tariffa, da cui si parte per fissare buona parte del costo della fidejussione, ma, sul quale, incidono in aumento o diminuzione tutta una serie di aspetti tecnici ed anche commerciali tanto per cui, nella maggioranza dei casi, si arriva all’assurdo di stravolgere completamente la base da cui si è partiti. È difficile attribuire la medesima quotazione anche a rischi apparentemente identici perché nella realtà dei fatti ogni cliente è diverso dall'altro e, questo, di per se vanifica una ipotetica di tariffa secondo la sua accezione teorica.
E, allora, il cliente, come fa a verificare che sta comprando al prezzo giusto? Questa domanda, non trova una risposta esaustiva o soddisfacente. Il prezzo “corretto” (parlare di giusto implicherebbe altre valutazioni) per ogni cliente è frutto della valutazione che si è fatta di esso e del rischio che si deve garantire; questa estrema soggettivizzazione del costo, determina enorme difficoltà a fare comparazione economica e tecnica con altre quotazioni. Non vorrei sembrare retorico, ma qui è fondamentale avere un intermediario che sappia dove sta mettendo le mani ed avere estrema fiducia nel suo operato: senza una intermediazione seria e professionale, si corre il rischio di prendere fischi per fiaschi.